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La storia

Hell’s Gate è una gara di enduro estremo, una competizione che ha aperto la strada alla nuova era dell’enduro che esemplifica.
 
Prima c’era il Gilles Lalay Classic, possibile solo per un posto e a certe condizioni, e infatti il GLC non esiste più. Poi, nel 2004, Hell’s Gate irrompe nel panorama dell’enduro “classico” con la forza della sua formula moderna, agile… spietata e diventa una leggenda.
 
Hell’s Gate è una “classica”, un appuntamento da non perdere, in un evento che è diventato presto un “mito” e che allo stesso tempo ha rinnovato il “mito” dell’enduro regolare e autentico.
 
Fabio Fasola ha dato vita all’idea di una gara insolita nella notte tra il 22 e il 23 settembre 2003, facendola coincidere perfettamente con l’equinozio d’autunno. Tre mesi dopo le “Porte dell’Inferno” erano pronte e da allora non sono cambiate. Buona idea, ben fatta.
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Dal 2004 Hell’s Gate si tiene ogni anno a febbraio, sempre presso il complesso turistico Il Ciocco, sull’Appennino toscano. Un paradiso naturale in cui è possibile tracciare qualsiasi sentiero, compreso, ovviamente, quello “terrificante” della Porta dell’Inferno. Superando lo scetticismo iniziale che ha costretto l’organizzazione a grandi sacrifici per realizzare la prima edizione, Hell’s Gate ha immediatamente conquistato l’intero universo podistico.
 
Gli appassionati, i media, i piloti che hanno prodotto documenti d’ingresso falsi, i produttori di moto fuoristrada. Come KTM, che da questo momento in poi ha deciso di portare i migliori specialisti a partecipare alle gare di enduro estremo, che sarebbero nate in massa sulla scia di Hell’s Gate, non riuscendo a ricrearne l’atmosfera speciale.

Hell’s Gate è una gara in due fasi. Una gara di qualificazione di enduro al mattino; i primi 30 classificati partecipano alla gara vera e propria, la finale di Hell’s Gate. La griglia di partenza è come quella del GP e poi dell’Inferno: 4 giri, una prova speciale non-stop, con solo un controllo di passaggio. I piloti che accumulano più di 30 minuti di ritardo rispetto al concorrente in testa alla gara vengono eliminati dalla competizione. I corridori possono ricevere l’assistenza pubblica necessaria per la scalata finale dell’intoccabile Hell’s Peak.

Il percorso verso le Porte dell’Inferno è molto difficile e “non negoziabile”. Un circuito pieno di difficoltà di ogni tipo: cascate, torrenti in piena, mulattiere su terreni rocciosi impossibili. Un percorso decisamente tecnico e “fisico”.
 
Le stazioni di controllo dei passaggi di Hell’s Gate sono situate accanto ai passaggi panoramici più facilmente accessibili al pubblico. Alla sua nona edizione, l’Hell’s Gate è una gara considerata una “classica”, una di quelle che sembrano essere sempre esistite, una di quelle che appartengono alla storia delle corse.

Nove edizioni di solito non sono sufficienti a rendere la storia interessante. Non è questo il caso di Hell’s Gate, la cui prima “apparizione” è assurta al ruolo di evento simbolo dei moderni sport estremi. È anche una novità, un fatto di altri tempi, associato a un’euforia che solo i grandi eventi possono occasionalmente suscitare.

“Nel complesso la gara è stata fantastica e la ricorderò per il resto della mia vita. Alla prossima volta. “
 
(Michael Metzger, nonno del backflip)
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